Primo fotovoltaico di “autoconsumo” in un condominio di Lodi, è in zona Fanfani.Le forme per produrre energia rinnovabile in comunità sono tante e crescono tutte insieme nel progetto “Lodi Solare”, progetto avviato due ani fa con il contributo di Fondazione Cariplo.
Ecco le foto del primo condominio che, partecipando al “Gruppo d’Acquisto Solare” (GAS), ha installato sul proprio tetto. L’impianto ha una potenza di 20 kW e batterie d’accumulo per i consumi serali, serve tutti i servizi condominiali (ascensore, pompe, luci comuni) ma può essere anche “condivisa” tra i consumi di tutte le famiglie nei propri appartamenti. Il condominio è in Lodi in zona Fanfani.
Il GAS fotovoltaico è stato promosso a settembre da Legambiente e dalla rete Umanità Lodigiana in tutta la provincia di Lodi ed ormai giunto alla realizzazione dei primi impianti su singole abitazioni, condomini, piccole e medie imprese. La caratteristica innovativa di tutti i nuovi impianti è che sono tutti finalizzati a condividere l’energia con comunità di utenti: il condominio come in questo caso, ma può essere anche una Comunità energetica (CER) di scala comunale (come a Turano Lodigiano e a Casalpusterlengo) o persino di territori più vasti, serviti dalla stessa cabina di distribuzione elettrica: è il caso della CER “Comunità Solare impresa sociale” già costituita a luglio scorso, come spin off del progetto “Lodi Solare” finanziato da Fondazione Cariplo, in tutti i territori della provincia di Lodi e di Piacenza.
“Abbiamo altri 4 condomini che hanno già aderito al GAS – sostengono al Circolo Legambiente LodiVerde – e speriamo che l’esempio venga seguito da tanti altri”. Realizzare impianti fotovoltaici condominiali, ma a disposizione anche della comunità condominiale, conviene, perché moltiplica i vantaggi a parità di spesa iniziale:
riduce le spese comuni (cancelli, scale, ascensori, pompe per il riscaldamento);
aggiunge due piccole entrate al bilancio annuale, per la vendita di energia alla rete elettrica e per tutti i condomini che sono riusciti a condividerla;
e infine, per chi paga le tasse, aggiunge il 50% o il 36% di detrazione fiscale in 10 anni.
In alternativa alle detrazioni fiscali, ma solo nei territori dei piccoli comuni (meno di 5.000 abitanti), si può ottenere in un colpo solo il 40% di contributo a fondo perduto (fondi europei PNRR).
E se i condomini sono a schiera e senza ascensori? La proposta alternativa offerta dalla “Comunità Solare, impresa sociale” è quella di suddividere in parti uguali i tetti tra condomini realizzare tanti impianti solari e di aderire ciascuno alla Comunità Energetica Solidale (CERS) provinciale, aumentando in questo modo sia i benefici per i singoli condomini che i vantaggi per la comunità locale.
Venerdì 15 Novembre 2024 ore 14:00 presso sala Fondazione Comunitaria di Lodi, si è tenuto un interessante confronto tra Comunità Energetiche Rinnovabili, con caratteristiche Solidali (CERS) nelle provincie della pianura lombarda ed emiliana. La CERS “Comunità Solare” cooperativa a mutualità prevalente, impresa sociale ETS, accompagnata da un gruppo d’acquisto (GAS) fotovoltaico, è ufficialmente partita, con i primi impianti e soci consumatori.
E’ stata l’occasione per presentare il lavoro svolto e le prime esperienze di comuni, associazioni, cooperative a Lodi e Piacenza e persino le fondazioni costituite per iniziativa della Diocesi di Cremona nei territori oltre Adda. L’evento ha aperto il Festival dei Diritti, promosso dal Centro Servizi Volontariato della Regione Lombardia, con gli interventi di saluto di Giuseppe Negri, a nome della Fondazione Comunitaria Lodi e di Giuseppe Mancini, per il coordinamento Umanità Lodigiana.
Dopo Riccardo Peasso (vedi VIDEO), che ha ricordato i primi progetti nel mantovano, Giuseppe Dasti ha presentato le 6 CERS (Caravaggio, Soresina, Castelverde, Sospiro, Gussola, Casalasco Viadanese) in corso di costituzione, che si propongono di destinare il 25% degli incentivi derivanti dalla condivisione dell’energia rinnovabile di cui beneficeranno, per finanziare progetti sociali. Le comunità cremonesi hanno saputo aggregare i comuni, le parrocchie e gli enti del terzo settore con il ruolo di soci fondatori: nel complesso sono stati coinvolti 27 Comuni, 27 Parrocchie, 18 ETS, per un totale di 72 enti. Vedi VIDEO Giuseppe Dasti. e la sua relazione.
Per il lodigiano e nel piacentino è nata un’unica Comunità energetica rinnovabile solidale (CERS) di interesse sovracomunale. Costituita il 2 luglio scorso, si chiama “Comunità Solare impresa sociale ETS” ed è una cooperativa, impresa sociale, senza fini di lucro (è un ente del terzo settore iscritto al RUNTS, registro provinciale delle associazioni). Contemporaneamente Legambiente e la rete Umanità Lodigiana stanno aiutando i privati a realizzare gli impianti con il Gruppo Acquisto Solare- GAS fotovoltaico: tutti entreranno in comunità, grazie anche ai contributi europei (40% in conto capitale PNRR nei comuni con meno di 5 mila abitanti). Secondo Andrea Poggio, neo presidente della Comunità, “si può fare, sarà un po’ complesso costituire e, soprattutto, gestire comunità energetiche, ma è anche possibile, utile e vantaggioso come sanno tutti coloro (un milione di italiani) che hanno un pannello solare sul proprio tetto. Installare pannelli solari in comunità è oggi un po’ più interessante, proprio perché lo si fa insieme, come dimostrano le esperienze illustrate nell’incontro”. Vedi VIDEO Andrea Poggio e la presentazione.
La parola alle testimonianze. Uno dei primi impianti solari “comunitari” sarà ospitato dalla Coop socialeIl Pellicano di Castiraga Vidardo, ha ricordato Enrico Castelvecchio, allo scopo di completare l’autosufficienza energetica della struttura di accoglienza e di lavoro. Con i fondi raccolti tra i soci della CERS, si realizzeranno 80 kW di solare. Parte dell’energia prodotta sarà direttamente consumata dal Pellicano, in cambio dell’affitto della superficie impegnata dai pannelli. Inoltre la Comunità Solare condividerà con tutti consumatori di Castiraga Vidardo e della zona di Sant’Angelo i vantaggi (il “premio”) dell’energia elettrica di “vicinato” usata. Infine 1.500 – 2.000 euro all’anno sarà destinato al fondo solidale per progetti sociali nel territorio.
Sandra Milas (assessora al Comune di Brembio) ha illustrato il progetto che sarà portato assemblea cittadina l’11 dicembre e che consiste nel realizzazione dell’impianto (più di 100 kW) è stato chiesto un contributo alla Fondazione Cariplo (20% dei costi) e prossimamente, con l’adesione alla CERS, al GSE (40% PNRR). Ogni cittadino di Brembio, insieme alle attività e alle associazioni, potrà diventare socio consumatore o persino “prosumer” della CERS cioè anche produttore con il nuovo impianto solare.
Per il Comune di Guardamiglio ha preso la parola il consigliere Stefano Ghidini, che sta facendo da pilota anche per i vicini comuni di Santo Stefano Lodigiano e Corno Giovine, appartenenti alla stessa “cabina primaria” di distribuzione elettrica. In tutti e tre i comuni si è già tenuta l’assemblea cittadina e il consiglio comunale di Guardamiglio ha già votato l’adesione a “Comunità Solare”. Insieme alla Fondazione Mezzadri, il Comune intende diventare anche “prosumer” della CERS, con impianti solari realizzati sui tetti delle case popolari e della scuola pubblica. Il Comune inoltre si è fatto promotore presso le imprese del territorio per la realizzazione di impianti importanti con il contributo PNRR. La prima ad aver risposto è stata la società Castagna.
Alberto Nicolini, AD di Castagna Univel spa, dirige media impresa che produce imballaggi (sacchetti e contenitori) in plastica per alimenti proprio a Guardamiglio. Tra i nuovi impianti realizzati dall’industria non mancheranno 880 kW di un impianto che “collegherebbero” virtualmente alla nostra CERS “Comunità Solare” ai consumatori della zona. Tutti ne trarranno benefici: il comune e tutti gli altri consumatori che aderiranno alla “Comunità Solare” potranno ricevere l’incentivo riconosciuto dalla rete elettrica per ogni kWh condiviso quando l’impianto di Castagna produce più di quanto consuma. Nicolini ha inoltre promesso di rinunciare al proprio ulteriore quota di guadagno e di volerlo destinare al “fondo solidale” destinato a progetti sociali per il territorio.
Fabio Zanardo (consigliere delegato del Comune di Cervignano d’Adda, ha presentato le tappe dell’adesione alla “Comunità Solare” e l’intenzione di concedere in comodato d’uso i propri tetti (municipio e scuola) per ospitare impianti solari comunitari in cambio dell’energia consumata direttamente dai propri contatori.
Laura Chiappa, presidente del circolo di Legambiente di Piacenza ha promosso la CERS “Comunità Solare” insieme ai lodigiani e lanciato a sua volta il quinto “GAS fotovoltaici” locale. Per Aurelio Ferrari, presidente della fondazione Danelli, aderire alla “Comunità Solare” realizzando con il contributo di Fondazione Cariplo dei propri impianti sarà indispensabile per affrontare gli elevati costi energetici necessari alla cura e all’assistenza dei ragazzi disabili e degli anziani non autosufficienti.
Ha chiuso l’incontro Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia: “Raccontare queste esperienze ci aiuta a comprendere che l’energia deve essere prodotta e consumata in modo diverso. L’energia rinnovabile prodotta nelle esperienze delle CERS è un’opportunità che ci fa capire come farlo in modo giusto e sostenibile per tutti.” Vedi VIDEO interventi.
Nel lodigiano gli incidenti stradali nel 2022 sono tornati ai livelli pre-pandemia (2019) come – d’altra parte – in tutta Italia. Eppure il Piano nazionale della sicurezza stradale prevede l’adozione di provvedimenti per rendere i veicoli e strade più sicure, allo scopo di dimezzare morti e feriti gravi entro il 2030. L’anno scorso nel lodigiano si sono infatti registrati 9 morti e 623 feriti, nel 2019 sempre 9 morti e 708 feriti in più di 400 diversi incidenti. Non è andata meglio a Lodi, con 3 morti e 212 feriti.
Nel lodigiano il tasso di incidentalità rimane comunque il più basso tra le province lombarde e si attestato, nel 2022, a 178 incidenti stradali ogni 100 mila abitanti, mentre la media regionale è di 289. Ma resta il fatto che in strada che si corre il rischio di morire o di rimanere invalidi per tutta la vita. E’ quindi apprezzabile che la città di Lodi si sia proposta di ridurre la velocità massima a 30 all’ora e che il Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, abbia presentato al parlamento un disegno di legge in tema di sicurezza. Nel 2022 in Italia si sono registrati 165.889 incidenti, 3159 morti (oltre 8,6 decessi al giorno) e 223.475 feriti. Dati in crescita di oltre il 9% rispetto all’anno precedente, il 2021 e in controtendenza rispetto agli altri paesi: abbiamo avuto 54 morti ogni milione di abitanti, mentre la media in Europa è 46. Nel 2010 i morti erano 68, in Europa 67. Vuol dire che in Europa le strade sono diventata decisamente più sicure di quanto abbiamo saputo fare in Italia.
Per dimezzare nei prossimi sette anni l’ecatombe in strada, per ridurre i morti da oltre 3.000 all’anno a 1.500, dovremmo ridurre le cause all’origine degli incidenti, che nelle strade extraurbane sono determinati, in ordine di frequenza accertata, per il 21% dalla distrazione, per il 13% dalla velocità troppo elevata e per il 11% distanza di sicurezza. Solo nell’1% dei casi (3,4% in città) per comportamento scorretto del pedone. Ormai le nuove auto, come i nostri smarphone, sono in grado di riconosce, segnalare e limitare automaticamente tali rischi: le nuove auto si “accorgono” quando calano le palpedre per il sonno, riconoscono chi guida, lo stato di ebrezza, l’eccesso di velocità e i rischi di collisione. Limitare la velocità è la misura più sicura, efficace ed efficiente per ridurre la gravità degli incidenti, le emissioni di CO2 e gli inquinanti. Bisognerebbe rendere obbligatori tali automatismi, come
Oggi, il 49% morti sono utenti deboli: pedoni, ciclisti, disabili in carrozzina, monopattini, mentre la maggior parte degli incidenti gravi coinvolge auto e furgoni. In città si registrano il 73% incidenti, il 70% feriti e il 48% dei morti (molto meno, il 40%, nelle città europee). I sindaci dovrebbero diventare i protagonisti delle misure di sicurezza in strada e i piani comunali (PUMS) finanziati.
Cosa propone invece la legge del ministro Matteo Salvini? Taglia i fondi e poteri ai sindaci: i comuni non potranno decidere “zone 30” troppo estese, istituire zone a pedaggio come a Milano e neppure limitare i veicoli più inquinanti. Il ministro propone sanzioni più severe per gli ubriachi e i drogati al volante, che riguarda il 6% delle cause di incidenti gravi, ma non si aumentano i controlli. Si propongono norme severissime contro il monopattino elettrico (20 all’ora, patentino, casco obbligatorio), un mezzo che ha provocato 16 morti per cadute accidentali o investimento di chi li guidava. Il ministro se la prende poi con i ciclisti, abolendo l’istituzione delle strade urbane ciclabili, delle corsie ciclabili e la “casa avanzata” ai semafori, confinando i ciclisti nelle poche piste ciclabili, per le quali si tagliano i fondi già stanziati dai passati governi.
Quando la sicurezza diventa ideologia e propaganda, non si salvano vita, si fa la guerra. Sulle nostre strade.
Si intitola “Laudate Deum” l’esortazione di Papa Francesco presentata ieri, 4 ottobre, San Francesco, patrono d’Italia, a neanche due mesi dall’apertura della prossima Conferenza Onu sul clima di Dubai che dovrà concordare la fine dell’uso di carbone, petrolio e metano. Ci sono voluti 28 anni perché una Conferenza sul clima affrontasse esplicitamente il tema dell’uscita dall’era dei combustibili fossili.
L’esortazione papale non è motivata solo dall’urgenza, dalla necessità di accelerare la transizione verso l’ecologia integrale, per il bene dell’uomo e della natura, ma anche dalla volontà mettere a nudo “resistenze e confusione”, le manovre di chi, i “segni del cambiamento” vuole “negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli”.
La colpa non è dei poveri: “la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri. Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?” Ecco perché dobbiamo schierarci al fianco delle vittime delle ingiustizie ambientali e climatiche e smettere di investire nel petrolio e nel metano in Africa come a casa nostra. Il Papa ci propone un “mondo al contrario” di come lo stiamo preparando: l’Italia si preoccupa di sfruttare gli ultimi giacimenti di metano africano, mentre dovremmo aiutarli ad uscire per primi dalla povertà e dallo sfruttamento dei fossili.
I cambiamenti climatici e la distruzione della natura sono conseguenza delle azioni umane e ne sono già visibili “gli effetti, in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate”. Sì, anche le migrazioni, non sono colpa dei poveri, ma necessità umana causata anche dai cambiamenti climatici. Secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Onu) entro il 2050 fino a 1,5 miliardi di persone dovranno lasciare le loro case e secondo altre stime nei 20 anni successivi diventeranno 3 miliardi.
Mettere al centro l’uomo e non il petrolio, vuol dire smettere di pensare che le migrazioni siano passeggere, un pericolo da cui difenderci, magari con impossibili blocchi navali, e preoccuparci di preparare, governare e cogliere le nuove opportunità di un fenomeno che sarà secolare. Mia madre ha studiato alla scuola tedesca di Milano e mi raccontava che le “invasioni barbariche” che hanno segnato i secoli dell’impero romano venivano definite sui suoi libri di scuola Völkerwanderungen, migrazioni dei popoli. Una opportunità dunque, una occasione per costruire nuovo sviluppo, nuove economie e nuove società, come sta accadendo, grazie alla mescolanza, alla accettazione delle diversità, nelle nuove metropoli del mondo.
Non è per niente facile, per niente una passeggiata, tanto che è lo stesso Papa ad aver rifiutato quella “etichetta ambientalista” che molti hanno attribuito in maniera superficiale alla Laudato sì. “Non è un’enciclica verde ma un’enciclica sociale”, diceva infatti nell’aprile 2020 ai membri della Fondazione Centesimus Annus, una enciclica che sta tutta nel solco della storia dell’impegno sociale della Chiesa. La nuova esortazione apostolica ad intensificare l’impegno nell’”ecologia integrale”, riguarda la cura della casa comune con le sue relative implicazioni sociali e politiche, in forte sintonia con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile concordati alle Nazioni Unite, che puntano a società prospere e sostenibili.