Martedì 1 luglio 2025, con il patrocinio della Provincia di Lodi, Legambiente ha promosso un confronto scientifico e politico sui dibattuti progetti “agricoltrici” in Provincia di Lodi e in Pianura Padana. Un convegno utile a distinguere guerre tra progetti sbagliati e quelli giusti, distinguere il finto agrovoltaico a cui negare l’autorizzazione e i progetti di valore che possono aiutare davvero ambiente, agricoltura e produzione di energia rinnovabile pulita.

Ecco cosa si è detto all’incontro: qui trovate il comunicato stampa del regionale di Legambiente. Di seguito un riassunto di tutti gli interventi; un commento di Andrea Poggio e le presentazioni dei relatori tecnici:

Barbara Meggetto (Presidente Legambiente Lombardia) L’agrivoltaico può offrire un’opportunità non solo per l’agricoltura, ma anche per le filiere industriali lombarde: non si tratta solo di pannelli “Made in China”, ma di impianti che richiedono strutture metalliche, sensoristica, elettronica e automazione, ambiti coperti da imprese lombarde ad alta specializzazione. La filiera agrivoltaica può diventare un esempio virtuoso di simbiosi agro-industriale, contribuendo sia alla transizione energetica sia allo sviluppo economico locale.

Fabrizio Santantonio (Presidente Provincia Di Lodi) Ha sottolineato la necessità di trovare un equilibrio tra produzione di energia rinnovabile, tutela del paesaggio e redditività agricola, valorizzando la vocazione agricola e zootecnica del Lodigiano. Ha evidenziato come l’intensificazione delle richieste di impianti fotovoltaici nel territorio stia creando situazioni complesse (es. Cascina Triulza a Codogno, Mulazzano).

Un punto centrale è l’obiettivo regionale: la Lombardia dovrà installare quasi 9000 MW di nuova potenza fotovoltaica entro il 2030, come parte del contributo al PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), che prevede 80-85 GW di fotovoltaico installato in Italia entro il 2030. Da qui, l’urgenza di individuare aree idonee, favorire una localizzazione diffusa degli impianti e garantire una gestione territoriale oculata per non compromettere l’uso agricolo dei suoli.

Paolo Lassini (Dr Forestale – ODAF Milano Lodi Pavia Monza E Brianza) Ha evidenziato che l’agrivoltaico può rappresentare una forma evoluta di multifunzionalità agricola, ma va attentamente progettato per evitare effetti collaterali.
Ha richiamato il quadro normativo dell’agrivoltaico:

  • Art. 65 del DL 1/2012 – introduce la definizione di “agrivoltaico avanzato”
  • D.Lgs. 199/2021 – regola l’individuazione di aree idonee e criteri progettuali
  • DM 21/06/2024 – Decreto Aree Idonee
  • DM 436/2023 – incentivi PNRR
  • PdL Giunta Regionale 15/04/2025 – individuazione aree idonee in Lombardia

Inoltre, ha ricordato che per fare impianti agrivoltaici sostenibili e ben integrati servono linee guida e standard tecnici come quelli elaborati dal MASE, da UNI e dall’Emilia White Paper.
L’agrivoltaico ben progettato è uno strumento per incrementare la produttività e la resilienza delle aziende agricole, migliorare l’uso del suolo e contribuire alla transizione ecologica.

Stefano Arvati (Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile – AIAS) Ha definito l’agrivoltaico una rivoluzione necessaria, evidenziando la confusione attuale e la mancanza di volontà politica di entrare nel merito del tema. Ha spiegato che l’agrivoltaico integra produzione di energia e cibo, e ha distinto tra veri e falsi agrivoltaici. Ha citato ricerche di università italiane (Piacenza, Bologna) che dimostrano come l’agricoltura migliori grazie all’agrivoltaico, sottolineando la flessibilità di questa tecnologia che non esclude alcuna coltivazione. Ha affermato che l’agrivoltaico è fondamentale per la valorizzazione dei territori e per raggiungere gli obiettivi energetici della Lombardia, ricordando il basso costo dell’energia solare rispetto a tutti gli altri tipi di energia incluso il nucleare e i vantaggi in termini di indipendenza energetica. Inoltre, ha descritto due modelli di agrivoltaico:

  • Avanzato: pannelli sollevati, progettazione agronomica specifica, ideale per aziende dirette e colture di pregio.
  • Avanzato/estensivo: per grandi aziende in pianura, con pannelli a minore altezza e meccanizzazione spinta.

Infine, ha citato uno studio AIAS–Althesys (in uscita), che stima 11,9 miliardi di euro di ricadute economiche per il sistema Paese dall’adozione dell’agrivoltaico avanzato.

Alberto Massa Saluzzo (Dr Agronomo – Studio Gerundo Associati) Ha illustrato i criteri agronomici e ambientali che gli impianti agrivoltaici devono rispettare:

  • almeno il 70% della superficie deve essere coltivata;
  • risparmio idrico con sensoristica e stazioni meteo;
  • monitoraggio continuo da parte di un agronomo della resa colturale e del mantenimento della vocazione agricola;
  • rilevazione microclimatica e del suolo (umidità, nutrienti, temperatura).

Riguardo ai danni dell’agrivoltaico al paesaggio, ha proposto 2 soluzioni: elementi di mascheramento e protezione ad esempio siepi e elementi di rinaturalizzazione ad esempio zone ricche di acqua.

Paolo Uggè (Azienda TA Srl) Ha presentato tecnologie prodotte dalla sua azienda che sono costruttive ossia riducono l’impatto ambientale: strutture metalliche senza fondazioni in cemento, simili a quelle delle vigne, removibili e adattabili. Ha sottolineato l’importanza di progettare impianti che non compromettano il ripristino agricolo a fine vita.

Ing. Alessandro Bellotti (Kernel Sistemi, Partner Di TA Srl) Ha illustrato le tecnologie digitali per ottimizzare l’agricoltura sotto pannelli, tutte ecologiche:

  • tracker solari per ottimizzare luce e raccolta acqua;
  • sistemi di gestione intelligente dell’irrigazione;
  • sensori ambientali (temperatura, irraggiamento solare) e del suolo (umidità, temperatura, pH, conducibilità);
  • sistemi di comunicazione integrata con pannello di controllo tracker e sistema di irrigazione

Ing. Valentina Cursio (Circolo Legambiente LodiVerde) Ha proposto di vincolare i grandi progetti agrivoltaici a un monitoraggio agronomico indipendente, possibilmente un Osservatorio Agrivoltaico Provinciale che coinvolga l’Università, oltre agli imprenditori ed enti locali e dimostri l’importanza e il beneficio dell’agrivoltaico per 20 anni. Il monitoraggio permetterebbe di costruire un repertorio pubblico di dati utile allo sviluppo sostenibile del settore. Questo risolverebbe la difficoltà di Province e Comuni a valutare progetti complessi senza competenze tecniche ed agronomiche adeguate, rischiando di approvare soluzioni inadeguate o speculative. Ha ribadito che il reddito da energia deve integrarsi con quello agricolo, sostenendo la sostenibilità economica delle aziende agricole.

Alessandro Rota (Presidente Coldiretti Milano, Lodi, Monza E Brianza) Ha denunciato i problemi burocratici che rallentano le pratiche inerenti il fotovoltaico. Ha sottolineato l’importanza di applicare l’agrivoltaico alle colture sia di grandi che di piccole dimensioni e di investire anche su tecnologie idroelettriche.

Antonio Boselli (Presidente Confagricoltura Lombardia) Ha auspicato che l’agrivoltaico resti un’opportunità principalmente per le piccole aziende agricole, affinché non si comprometta la tutela del territorio e si eviti una gestione esclusivamente industriale e poco sostenibile.

Damiano Di Simine (Responsabile Scientifico Legambiente Lombardia) Ha evidenziato l’esistenza di una domanda energetica elevata e il costo dell’energia in Italia superiore alla media europea. Vede nell’agrivoltaico un’occasione storica per l’agricoltura di tornare a essere protagonista anche nel settore energetico, sottolineando la maggiore efficienza del fotovoltaico rispetto ad altre fonti rinnovabili come il biogas. Ha invitato a promuovere il dialogo e la cooperazione tra agricoltori e aziende per rendere l’agricoltura più varia, resiliente e capace di presidiare il territorio.

Francesco Brignone (Direzione Generale Agricoltura Regione Lombardia) Ha ribadito l’importanza di individuare chiaramente le aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti agrivoltaici. Ha sottolineato che l’agrivoltaico deve essere realizzato con il coinvolgimento degli agricoltori e ha indicato come priorità l’uso dei tetti agricoli per evitare consumo di suolo. Ha rilevato che finora i progetti in Lombardia sono spesso standard e poco innovativi e ha chiesto maggiore sperimentazione e ascolto delle esigenze territoriali, invitando alla prudenza.

Mauro Salvalaglio (Consigliere Delegato Agricoltura Provincia Di Lodi) Ha dichiarato che, pur condividendo l’importanza dell’indipendenza energetica e delle rinnovabili, serve prudenza e sperimentazione concreta sul campo. Ha messo in guardia contro la sottovalutazione delle perplessità espresse dalle pubbliche amministrazioni, sottolineando che spesso riflettono un’esigenza di approfondimento reale e non ignoranza. Ha inoltre auspicato un maggiore coinvolgimento delle comunità locali nelle decisioni sugli insediamenti di impianti agrivoltaici. 

Alcune riflessioni a conclusione del seminario

Le rappresentanze politiche (in Provincia, Regione e Governo) e degli agricoltori non possono solo manifestare diffidenze e preoccupazioni contro tutti i progetti agrivoltaici, per poi accingersi ad autorizzarli, dichiarandosi impotenti di fronte alla legge che hanno recentemente approvato.

Crediamo che la legge e le norme consentano invece di capire quali progetti autorizzare e quali no, in base a precisi criteri tecnici, ambientali ed agronomici. E, quando la legge fa riferimento alle migliori conoscenze e tecnologie, al seminario del 1 luglio, agronomi e ingegneri, abbiamo ben fatto comprendere quale sia lo stato delle conoscenze, delle tecnologie e degli studi di settore. L’Università di agraria di Piacenza ha realizzato un campo agrivoltaico sui suoi terreni in quella città.

Credo che l’incontro, abbia chiaramente fatto comprendere che la produzione di energia elettrica insieme alle coltivazioni sia certamente parte dell’agricoltura e degli allevamenti del futuro. Quattro autorevoli agronomi hanno spiegato come l’uso di certe tecnologie fotovoltaiche consentano alcune produzioni alimentari di qualità minacciate dai cambiamenti climatici. Gli esperti di impianti hanno dimostrato come ci siano tecniche fotovoltaiche (anche della lodigiana TA srl) che non sottraggono neanche un metro alla coltivazione e che hanno lo stesso grado di invasività nel terreno dei pali di sostegno usati in viticoltura o nei frutteti. Insomma, gli esperti hanno spiegato bene quali potrebbero essere i criteri per distinguere progetti agrivoltaici fatti bene e quelli fatti solo per smettere di coltivare.

Ci si domanderà, come fare a garantire che – dopo l’autorizzazione – anche i migliori progetti agronomici abbiano un seguito? Il circolo di Lodi di Legambiente ha proposto alla Provincia di Lodi un Osservatorio permanente affidato all’Università e pagato dai 10 più grandi investitori di agrivoltaico per monitorare e studiare i risultati delle coltivazioni per 20 anni. E chi smette di coltivare? La legge prevede multe salate, anche 200 mila euro, a chi smette di coltivare.

Sappiamo che il lodigiano ha perso 868 ettari di superficie agricola utilizzata tra il 2000 e il 2010: il fenomeno di aziende chiuse e conoscenze scomparse continua anche ora non certo a causa del solare. Il solare invece può essere un nuovo alleato dell’agricoltura del futuro. Al seminario ambientalisti, agronomi ed ingegneri hanno spiegato come. Ora sta alla politica prendere le decisioni (commento finale a cura di Andrea Poggio del 2 luglio 2025)

ECCO LE PRESENTAZIONI DELLE PRINCIPALI RELAZIONI TECNICHE: qui trovate quelle di Bellotti, Arvati e Massa. E qui di seguito potete scaricare quella di Lassini: