Martedì 1 luglio al mattino, presso e con il patrocinio della Provincia di Lodi, Legambiente Lombardia promuove un confronto scientifico e politico sui dibattuti progetto “agricoltrici” in Provincie e in pianura padana. Finalmente, dopo tante denunce, approssimazioni, accuse. Un convegno utile a distinguere guerre tra progetti sbagliati e quelli giusti, distinguere il finto agrovoltaico a cui negare l’autorizzazione e i progetti di valore che possono aiutare davvero ambiente, agricoltura e produzione di energia rinnovabile pulita.

Sbagliato fare di tutta un’erba un fascio. Sbagliatissimo fare demagogia per difendere le pratiche agricole oggi prevalenti in Pianura Padana che stanno portando alla chiusura tante aziende agricole. Sbagliatissimo considerare tutto consumo di suolo: i capannoni industriali, le strade e i parcheggi dei camion alla stessa stregua del fotovoltaico a terra che non impermeabilizza il suolo e non distrugge alcuna forma di vita né limita la biodiversità. Sbagliato infine confondere il fotovoltaico a suolo con l’agrivoltaico fatto secondo le norme che non sottrae neanche 1 metro di superficie agricola coltivata.

Speriamo davvero che il confronto “Agrivoltaico, agrifuturo?” sia utile perché sia le autorità locali (segnatamente la Provincia) che quelle nazionali (Ministero Ambiente e Energia) si assumano la responsabilità che loro attribuiscono le norme per valutare i progetti agronomici: è da cosa e come si coltiverà che si capisce se l’agrivoltaico è solo una scusa per abbandonare il lavoro dei campi oppure rilanciare le aziende agricole.

Ma c’è un secondo aspetto che emerge dai nomi dei relatori che prenderanno la parola il 1 luglio: le tecnologie solari che consentono le buone coltivazioni debbono essere specifiche, studiate per l’agricoltura e per ogni tipo di coltivazione o allevamento. Parlerà al convegno l’ingegnere che lavora con una azienda lodigiana (l’AT di Pieve Fissiraga), una metalmeccanica che fa impianti agrivoltaici: pali alti anche 3 metri per sostenere i pannelli alla giusta altezza e dotati di inseguitori solari. Pali privi di basamento in cemento, che dopo 20 anni si sfilano e il suolo torna come prima. Senza togliere neanche un metro alla coltivazione. Non è vero che l’agrivoltaico è speculazione. Perché costa più del doppio del fotovoltaico a suolo, perché costa più la struttura e la meccanica dei pannelli e della parte elettrica. E’ davvero il solare che integra il reddito agricolo e che fa bene all’agricoltura di qualità.

Andrea Poggio